tempo fa avevo pubblicato questa storia vera
oggi la posto nuovamente
per chi non l'avesse letta o avesse volesse rileggerla
e ne aggiungo la continuazione
Corri, corri, corri mi sto gridando!
Se riesco a raggiungere quegli alberi là in fondo forse posso trovare un nascondiglio.
Sto perdendo sangue da varie ferite ed ho praticamente esaurito le mie forze.
Non oso voltarmi per non perdere tempo ma sento il gruppo inseguitore che si sta avvicinando sempre di più.
Adesso ho la strada sbarrata anche per raggiungere un sospirato nascondiglio.
Stremata sto per soccombere e mi arrendo al mio triste destino lasciandomi cadere a terra.
Sento vagamente che quelle persone si mettono ad urlare e disperdono il branco che mi sta inseguendo dopo, con molta gentilezza, mi sollevano.
Mi risveglio sentendo una voce che mi sussurra di stare tranquilla perché ormai sono al sicuro e delle mani mi accarezzano lievemente.
Con circospezione apro gli occhi e mi ritrovo in un posto sconosciuto.
Istintivamente vorrei scappare ma non ne ho le forze e mi abbandono a quelle cure amorevoli.
Passano i giorni ed io mi abituo a quello spazio ristretto dove vengo curata e nutrita.
Prendo anche confidenza con quegli umani che mi dedicano tanto tempo ed attenzione e, piano piano, mi passa la paura che da sempre ho avuto verso di loro.
Inizio a mettere in dubbio ciò che mi è stato insegnato:
"Se vedi un umano scappa il più lontano possibile o nasconditi perché vogliono solo farci del male".
Ormai sono completamente guarita ed ho recuperato tutte le mie energie ed io seguo passo passo i miei salvatori.
Una mattina mi prendono, mi caricano su quella che loro chiamano macchina e mi portano lontano sino ad un immenso prato.
Sono felicissima, qui potrò correre a perdifiato come facevo una volta.
Dopo una bellissima corsa ristoratrice ritorno felice dai mie salvatori ma sento la loro tristezza.
Dopo alcune coccole mi dicono che ormai sono nuovamente pronta per la libertà e loro mi devono lasciare.
Non capisco ma li vedo salire in macchina ed allontanarsi.
Mi corico sull'erba, proprio come mi piaceva tanto fare una volta.
Vicino sento scorrere un ruscello e vado a bere quell'acqua fresca.
Più tardi trovo rifugio in un cespuglio ai piedi di un albero.
Questo posto è molto simile a quello dove ho sempre vissuto con il mio branco, anzi ancor più bello... perché non mi piace più?
Può sembrare strano ma non ho nostalgia del branco in cui sono nata e cresciuta.
Cerco di pensare ai bei momenti quando cucciola iniziavo a zampettare con altri miei simili e mi sentivo tanto protetta in mezzo a tutti loro.
A quando i cani adulti ci insegnavano a procurarci il cibo...
ma davanti agli occhi, con molta nostalgia, si sovrappongono sempre le immagini di chi mi ha raccolta e curata con tanta delicatezza.
Dopo una notte triste ed insonne ho ormai deciso: se per restare con loro dovrò rinunciare per sempre a questo posto bellissimo ed essere costretta a vivere in uno spazio molto, molto più piccolo non importa.
Con determinazione parto felicemente verso la mia avventura per ritrovarli.
Non è stato facile, ho impiegato diversi giorni ma alla fine, una sera, ho raggiunto il cancello del canile.
Anche questa volta sono stremata dalla fatica ma mi corico felice lì davanti e mi addormento serena nell'attesa che al mattino vengano ad aprire il cancello.
Mi sveglio al suono di una dolce e conosciuta voce:
"Cosa ci fai qui? come hai fatto ad arrivarci?"
In un baleno mi sollevo e butto le zampe sulle spalle del mio amico.
Mentre lui inizia a farmi dei grattini sotto la gola lo sento gridare:
"Venite a vedere chi è venuto a trovarci"
All'improvviso vengo circondata da tanti volti conosciuti e cari e non so chi leccare prima!
Vengo portata all'interno e rifocillata ma nel pomeriggio, con voce triste, la mia volontaria preferita mi dice:
"Questo purtroppo è solo un piccolo Canile Sanitario dove possono sostare temporaneamente i randagi in attesa di guarigione. Ci rincresce ma non ci è proprio possibile tenerti con noi, non abbiamo neanche lo spazio sufficiente per ricevere tutti i cani malati che ci sono in questi paraggi".
Poi guardando i miei occhioni tristi aggiunge:
"Se non ti dispiace essere portata molto lontano posso fare ancora un tentativo... provo a telefonare ad una mia amica che fa la volontaria in un canile al nord Italia per vedere se riesce a trovare qualcuno che voglia adottarti"
Il mio festoso scodinzolare è la risposta che voleva perché inizia subito a digitare un numero sul suo cellulare.
Sono stata fortunata.
Il giorno successivo, dopo aver ricevuto tantissime coccole, vengo caricata su di un furgone destinazione Torino.
Cosa succederà poi?
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